Sempre più sconcertante la vicenda del nuovo canile di Gorizia

Più la si approfondisce, più la vicenda del nuovo canile di Gorizia appare sconcertante, segnata da più parti da condotte discutibili e con pesanti responsabilità dell’amministrazione Romoli per il vertiginoso aumento dei costi e l’estenuante dilatazione dei tempi.

Secondo la variante 19 al piano regolatore, adottata dal Consiglio comunale alla fine del 2006, il nuovo canile doveva sorgere in un’area di Lucinico ampia circa 10mila metri quadri, di proprietà del Comune. Ma il Consiglio circoscrizionale si oppone, anche perché nelle vicinanze di quell’area qualcuno prevede di aprire un agriturismo, di cui a tutt’oggi non c’è traccia.

Nel luglio 2007 il nuovo Consiglio comunale a guida Romoli approva definitivamente la variante, accogliendo però la proposta di un privato che offre al Comune un terreno di 2mila metri quadri per la costruzione del nuovo canile, chiedendo in cambio i 10mila metri quadri di proprietà pubblica prima destinati al canile (osservazione n° 28 alla variante 19). Nel mese successivo l’amministrazione dà parere favorevole ai termini della permuta con il privato, che però nel frattempo ha alzato il prezzo: ora in cambio dei suoi 2mila metri quadri ne chiede addirittura 35mila! Come mai il Comune accetta condizioni così sfavorevoli rispetto a quelle della proposta approvata dal Consiglio? Ed è stata sufficientemente pubblicizzata l’esigenza del Comune di acquisire un terreno per il nuovo canile, in modo da verificare se ve ne fossero altri disponibili a condizioni meno onerose?

Nei documenti si attribuisce un valore tabellare di circa 20mila euro ai 2mila metri quadri privati, coltivati a vigneto DOC. Ma poiché il proprietario dichiara di essere conduttore agricolo, gli si riconosce l’indennizzo a quel tempo previsto per gli espropri, triplicando così il valore del terreno e portandolo a quasi 60mila euro. Solo così il valore dei 2mila metri quadri privati diventa paragonabile a quello dei ben 35mila che il Comune cede in permuta. Ma la questione centrale è: come mai si decide di applicare l’indennizzo previsto per gli espropri, dato che il terreno viene acquisito tramite un accordo di compravendita addirittura sollecitato dal privato?

Oggi la scelta dell’amministrazione Romoli di collocare il canile in quei 2mila metri quadri appare sbagliata non solo per l’incredibile costo, ma anche per la ristrettezza dell’area. Infatti nel 2011, dopo aver praticamente terminato la costruzione della nuova struttura, in seguito alle proteste dell’AIPA, che gestisce il canile e che nessuno ha consultato fino a quel momento, si decide di ampliare il canile, considerato inadeguato. Per farlo si devono acquisire due ulteriori fasce di terreno ai lati della struttura, di mille metri quadri l’una. Ma i proprietari non accettano l’offerta del Comune, per cui si dovrà procedere all’esproprio, dilatando ulteriormente i tempi.

Chiedo al sindaco: è vero che la Corte dei Conti ha aperto un procedimento sull’intera vicenda del canile per verificare la presenza del danno erariale?

Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd di Gorizia

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